Come contenere l'epidemia
In considerazione della gravità delle conseguenze per il comparto zootecnico che possono scaturire dalla presenza di focolai di peste suina sul territorio regionale, le autorità competenti hanno attivato una serie di azioni di contrasto, per contenere la diffusione territoriale della malattia.
La prima attività messa in atto è stata quella di ricerca attiva delle carcasse di cinghiali, sia per definire nel modo più accurato possibile la distribuzione territoriale degli animali infetti, sia per individuare tempestivamente i cinghiali morti i quali, sulla base di recenti studi scientifici, costituiscono il principale veicolo di diffusione della malattia fra i suini selvatici. Le attività sono coordinate a livello regionale e svolte da personale:
- guardiaparco, polizia provinciale e carabinieri forestali, con la collaborazione di volontari, inclusi cacciatori, sulla base di protocolli definiti dall’Istituto Zooprofilattico.
Altra attività fondamentale è quella di recuperare le carcasse di cinghiale, individuate nel corso della ricerca attiva o segnalate da cittadini. Tale attività è affidata alle ASL competenti per territorio, mentre all'interno del Grande Raccordo Anulare è eseguita dal personale delle aree naturali protette regionali.
Infine, per contenere l'infezione all'interno del Grande Raccordo Anulare, che potrebbe rappresentare di per sé un ostacolo al passaggio dei cinghiali, si è avviata la chiusura dei possibili varchi che possono permettere il passaggio dei cinghiali al di sotto e al di sopra dell'infrastruttura stessa, oltre alla chiusura dei varchi tra le aree verdi e le strade, al fine di non far uscire cinghiali infetti dalle aree verdi con la conseguente diffusione del virus, per questo è in essere una collaborazione con ANAS e con i Municipi di Roma Capitale coinvolti.